MENDOZA - FORESTA URBANA
di Dora De Pascual


LA SITUAZIONE DI MENDOZA

La città di Mendoza in Argentina è un'espressione molteplice e diversa di persone associate ad un luogo fisico comune, per stimolare mente e sensi con un'immagine particolare: la foresta urbana. La sua immagine è illimitata e notevole per la presenza degli alberi, la cui struttura viva in mezzo al cemento circostante si è confrontata con il particolare antagonismo fra città deserta e città alberata.

L'albero ha creato, nella nostra città, le condizioni ambientali, di illuminazione e di paesaggio, che hanno dato origine al fenomeno chiamato cultura dell'albero e che le hanno concesso ogni tipo d'originalità ed innovazione e permesso di risolvere i conflitti ambientali, culturali e perfino economici.

Il deserto fragile e rischioso, incapace a sostenere la vita come la conosciamo oggi, è stato trasformato da uomini che pensarono di renderlo abitabile dal punto di vista ambientale. Dalla iniziale sostenibilità degli Huarpe (i primi abitanti della regione di Cuyo, dove si trova Mendoza) adattati al deserto, fino all'azione ed al contributo dei primi conquistatori, di cultura Inca prima e spagnola poi, gli uomini si resero conto che l'acqua è la linfa vitale di questa terra, che avrebbe trasformato tutto e consentito l'organizzazione dell'insediamento umano. In seguito, constatato l'impatto con questo clima rigido, fecero appello all'albero ed al verde duttile come palliativo per le alte temperature, dando vita a quella che sarebbe diventata la città-bosco.

Purtroppo, nella nostra terra, l'escursione termica non era l'unico rischio: c'erano anche terremoti, inondazioni, incendi e cattive condizioni per la salute, che hanno impedito che lo sviluppo e il progresso raggiungessero questa terra. Dopo la distruzione dovuta a gravi cataclismi, è stata inventata la nuova città, la città di prevenzione sismica, con ampi spazi pubblici urbani forestati ed ampi viali fiancheggiati da pioppo nero (álamo carolino, Populus deltoides W. Bartram), per assicurare la fuga di fronte al rischio sismico. Per l'agronomo Ballofet pianificare la Nuova Città, presso la fattoria San Nicolas a sud-ovest della città devastata dal terremoto del 2 marzo 1861, è stata la nuova sfida della società, nella quale l'albero ha giocato un ruolo fondamentale.

Nonostante la forestazione, i rischi rimasero: morti, malattie, terremoti ed alluvioni continuavano ad esser ostacoli, la insalubrità regnava ovunque, cosicché né gli indigeni né gli emigranti italiani, possibili abitanti, rischiavano ad avventurarsi in questi luoghi. Politici ed esperti si riunirono per trasformare il fragile aspetto di Mendoza, e proposero il rimboschimento della parte ovest della città.

Tre uomini saggi, un politico, Emilio Civit, un igienista, Emilio Coni, ed un architetto del paesaggio, Carlos Thays, si misero insieme e dettero forma ad un'idea di città modello nel 1897, basandosi sull'idea di reinventare lo spazio pubblico per migliorare la qualità della vita. Essi crearono il Parque Oeste, oggi Parco General San Martín, i grandi viali, vicoli e strade alberate con platani comuni dalla grande chioma (Platanus acerifolia (Aiton) Willd.), iniziano opere pubbliche di risanamento ed infrastrutture. L'obiettivo era un progetto urbano ambientale autoregolato, ideale per il comfort e la salute.

La proposta è stata una nuova combinazione di varie e dense popolazioni di alberi, canali d'irrigazione, fossi, fontane e laghi, a lenta evaporazione. Selezionarono e disposero gruppi arborei per produrre purificazione ed ossigenazione diffuse, grazie alle larghe foglie dei platani, che hanno completato ed introdotto la foresta sociale e l'ombra ventilata ovunque fosse dello spazio pubblico.

Tecnici e politici, nei primi decenni del XX secolo, recuperarono la città per i cittadini, crearono ampie aree verdi, ridefinirono la città con spazi pubblici boschivi attraenti, perché l'uomo potesse svilupparvi il suo intero potenziale. Il loro lascito d'arborizzazione fu di tale portata che ancora oggi ne godiamo i benefici.


LE STRADE DI MENDOZA

Il modello di spazio urbano boschivo del comune di Mendoza è oggi “la somma degli elementi costitutivi della strada, marciapiede, carreggiata, fossato, albero, che si equilibrano dimensionalmente con il volume dell'edificio che contornano, creando sensazioni armoniche di spazio, luce e forme; questo provoca un vero piacere estetico nel transitarvi, esaltando la gioia di vivere. Molte volte le fronde delle sue strade formano vere gallerie verdi, dove i raggi del sole, infinitamente e capricciosamente frammentati, producono i più inaspettati giochi spaziali e di luci che si estendono al di sopra del suolo e delle costruzioni” (Enrico Tedeschi, 1969).

Non solo il valore estetico fa premio nello spazio urbano pubblico: Mendoza è anche il luogo delle relazioni sociali: “Quando una società come quella di Mendoza, ha uno spazio climaticamente condizionato, bello e sicuro per il traffico automobilistico che collega case, scuole, imprese, associazioni, banche, ecc., quando all'ingresso o all'uscita da qualsiasi attività, pubblica o privata, quella società incontra sempre un atrio vegetale, per riunirsi, manifestare e scambiare esperienze, quando si possono usare le strade, anche quando c'è troppo sole o freddo, secchezza o vento, quando i cittadini si abituano a vivere sotto una copertura verde, quando queste cose accadono alla città, stiamo parlando delle strade di Mendoza, del bosco verde urbano” (Jorge Cremaschi,1985).

L'albero, insieme all'acqua, dette forma alla prima trasformazione del paesaggio naturale, questo a seguito dell'intervento culturale dell'uomo, il principale protagonista della trasformazione di Mendoza.

“L'albero diventa il fattore principale delle strade e piazze di Mendoza, per via dell'estetica di tutta la città, per questo solo fatto diventa un esempio tipico, di riconosciuto prestigio, nel consesso delle città con climi semiaridi” (Enrico Tedeschi, 1969).


PARCO GENERAL SAN MARTÍN

Il Parco Gen. San Martín ha le sue origini in una devastante situazione ambientale di Mendoza; il 27 Gennaio 1896, il Ministro delle Finanze della Provincia, il dottor Emilio Civit, in un messaggio al Parlamento dichiarava: “... data la situazione attuale che è il caso di dire triste e straziante, la vita a Mendoza diventa impossibile. L'immigrante giustamente evita di venire ad abitarne la terra, sapendo che la sua corre serio pericolo di vita per fatti che sono nella coscienza pubblica, che tutti sopportano e soffrono, ...[...]... tutto, tutto poi ha gradualmente creato la situazione attuale e se essa è grave, non è senza speranza, e benché non sia possibile modificare radicalmente o sopprimere completamente le cause di disturbo, se ne possono attenuare gli effetti”.

Grazie alla collaborazione creativa del medico igienista Emilio Coni, l'architetto paesaggista botanico Carlos Thays ed il politico Emilio Civit si dà forma ad uno spazio accuratamente rifinito, il Parque Oeste. Essi si avvalgono d'un efficiente schema d'interrelazioni di biomassa condizionante per progettare la rinnovata città di Mendoza. Associano fotosinteticamente il bosco temperato con le unità biotiche del territorio arido per tentare un bioclima autoregolato, per il comfort e la salute umana ed il benessere fisico, mentale e sociale. Propongono aria pulita e ventilazione non limitata né soggetta a sbalzi di pressione e venti dominanti, ombra protettiva, umidità atmosferica oscillante tra il 40 ed il 70 %, e la temperatura che, sebbene non abbia raggiunto valori ottimali costanti tra 10 e 25°C in termini costanti, si è comunque avvicinata alle medie stagionali.

L'11 novembre 1896 Carlos Thays presenta il piano definitivo del Parque Oeste. Egli propone un progetto idoneo alla nuova equazione ecologica, mettendo a dimora dense popolazioni di diversi alberi per produrre una vasta purificazione ed ossigenazione dell'aria, insieme a canali d'irrigazione, fossi, fontane e laghi, che fungono da lenti evaporatori. L'abbondante alto fogliame svolgerà il suo compito di temperare e ridurre le fluttuazioni climatiche, sostenuto dalla sua capacità di assorbire ed espellere. Thays progetta il parco su una striscia di quattro ettari, parallela ed adiacente alle montagne, nel pendio pedemontano, che egli sa sfruttare per migliorare viste, prospettive ed il flusso di brezze superficiali, dolci e costanti, che s'introducono nella foresta. L'aria sarebbe stata condizionata dal movimento attraverso lo strato arboreo, e condotta e distribuita nella città attraverso lunghi e boscosi corridoi a volta arborea, nuovl ampi viali, la cui alberatura caducifolia avrebbe favorito l'aspirazione all'interno degli isolati, per via delle differenze termiche e la natura dei materiali da costruzione.

Thays ha consolidato il suo progetto con spazi per le attività sociali, educative e ricreative, tra prati e boschi. Ha introdotto l'uso sociale del grande lago, che a sua volta umidificava le brezze provenienti da Ovest. Gli ampi e tortuosi viali fiancheggiati da alberi rigogliosi e fossi con ruscelli gorgoglianti conducono all'asse principale, che parte dal cuore stesso della città, il Parque de la Independencia, con una doppia fila di sottili pioppi cileni che avvicinano alla cordigliera lontana. Costoso ed arduo fu l'obiettivo del lavoro dell'agronomo Barrera, condotto con lavoratori immigrati, per lo più italiani, che hanno piantato e innaffiato manualmente la nuova foresta.

Il modello di verde urbano della fine del XIX secolo, è stato perfezionato con il modello di foresta sociale e d'ombra ventilata ovunque nella città si trovasse spazio pubblico: strade, viali, piazze, passeggiate, canali di irrigazione e corsie, collegano in modo articolato la città con quelle vicine. Con questa sistemazione urbana, la dendropoli di Mendoza è ormai riconosciuta dalla presenza egemonica della splendida immagine del platano.


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